L’assicurazione INAIL delle malattie da morso di zecca

a cura di Vittorio Glassier

L’attività delle zecche è strettamente legata ai valori di temperatura e umidità e, sebbene ci siano alcune eccezioni, in generale si concentra nei mesi caldi. Tuttavia, i cambiamenti climatici caratterizzati da aumento della temperatura possono prolungarne il periodo di attività.
L’habitat preferito dalle zecche è rappresentato da luoghi a clima temperato, ricchi di vegetazione erbosi ed arbustivi, (pascoli e boschi), ma anche da zone a clima caldo ed asciutto con vegetazione rada. La loro presenza dipende, infatti, essenzialmente dalla presenza sul territorio di ospiti da parassitare; per le zecche luoghi come stalle, cucce di animali, pascoli e boschi sono perfetti.
Le zecche non saltano e non volano sulle loro vittime, ma si appostano all’estremità delle erbe e dei cespugli, aspettando il passaggio di un animale o di un uomo. Sull’ospite si insediano, conficcando il loro rostro (apparato boccale) nella cute e cominciando a succhiarne il sangue. Il morso è generalmente indolore, perché emettono una sostanza contenente principi anestetici. Generalmente rimangono attaccate all’ospite per un periodo che varia tra i 2 ed i 7 giorni e poi si lasciano cadere spontaneamente.
Il morso della zecca non è di per sé pericoloso per l’uomo, i rischi sanitari dipendono, invece, dalla possibilità di contrarre infezioni trasmesse da questi animali in qualità di vettori.
Infatti, le zecche sono in grado di trasmettere all’uomo numerose e differenti patologie. L’eziologia di queste malattie “da vettore” comprende diversi microrganismi: protozoi, batteri e virus.
Le patologie infettive e parassitarie veicolate dalle zecche che presentano rilevanza epidemiologica nel nostro Paese sono principalmente:
- l’encefalite da zecca o TBE (Tick-Borne Encephalitis, causata da un virus);
- la malattia di Lyme, causata dal batterio borrelia;
- la rickettsiosi (trasmessa principalmente dalla zecca dei cani);
- la febbre ricorrente da zecche;
- la tularemia:
Per una maggior conoscenza della tematica si consulti il sito dell’Istituto Superiore di Sanità www.epicentro.iss.it.

Lavoratori esposti
È evidente che sono esposti all’azione delle zecche tutti quelli che frequentano i pascoli ed i boschi per lavoro o per diletto, ma che la copertura assicurativa INAIL o della causalità di servizio opera soltanto per le persone che nei pascoli e nei boschi espletano un lavoro.
Si ricordano soprattutto i lavoratori dipendenti ed autonomi che operano per conto e nell'interesse di aziende agricole e forestali.
Sono considerati lavori agricoli tutti quelli inerenti alla coltivazione di fondi, alla silvicoltura, all'allevamento del bestiame ed attività connesse.
Sono invece considerati lavori forestali quelli di coltivazione dei boschi quali la piantagione, la seminagione, la potatura, la decorticatura delle piante, l'estirpazione di piante dannose e simili, nonché le lavorazioni connesse, complementari ed accessorie.
Né vanno dimenticate per il loro servizio peculiare le guardie forestali, né gli operatori della protezione civile ed i vigili del fuoco impiegati nelle emergenze.

Inquadramento assicurativo
La nozione giuridico-dottrinaria di "malattia-infortunio", fondata sulla equiparazione della causa virulenta alla causa violenta, ha da sempre consentito, nella legislazione italiana, la tutela delle patologie infettive e parassitarie attraverso il loro inquadramento assicurativo nella categoria degli infortuni. soprattutto per quelle a trasmissione non evidente, per le quali è impossibile stabilire il momento contagiante. In tal senso, d'altronde, sembra muoversi la giurisprudenza che, pur confermando il tradizionale indirizzo, non esclude tuttavia che questo tipo di affezioni morbose possano essere tutelate anche come malattie professionali non tabellate, ai sensi della sentenza della Corte Costituzionale n. 179/1988.
Tuttavia, per ora la Direzione generale dell’INAIL conferma che tutte le malattie infettive e parassitarie devono continuare ad essere trattate come infortuni sul lavoro.

Vittorio Glassier

Dipendente del Patronato Acli dal 1978 al 2013, data della pensione. Dal gennaio 2014 consulente del Patronato Anmil in materia di INAIL, disabilità e invalidità. Si è sempre occupato dei diritti previdenziali e assistenziali connessi agli stati di invalidità, con particolare riguardo alle materie dell’assicurazione contro gli infortuni e le malattie professionali, della prevenzione antinfortunistica, delle invalidità civili e delle tutele ex Legge 104. Dal 2007 al 2008 ha fatto parte della Commissione Senato di inchiesta sulle “morti bianche”. Autore di diverse pubblicazioni.